La pianificazione dello spazio marittimo (PSM) è il processo per l’organizzazione delle attività, delle risorse e dei gruppi sociali nello spazio marino a varie scale, per conseguire gli obiettivi ecologici, economici e sociali attesi (Ehler and Douvere, 2009)[1].

Considera e integra le diverse politiche settoriali, nelle diverse aree geografiche, in funzione delle specificità socioeconomiche dei territori e delle caratteristiche ambientali. Rappresenta lo strumento operativo attraverso il quale si pianificano e si realizzano le strategie di sviluppo volte a migliorare i profitti, tutelare le risorse ambientali e mitigare i conflitti per l’uso degli spazi marini.

 

La PSM ha come obiettivi:

  • la limitazione dei conflitti tra i vari settori e creare sinergie tra le diverse attività
  • l’incoraggiamento degli investimenti garantendo prevedibilità, trasparenza e norme più chiare
  • l’incremento della cooperazione transfrontaliera (in linea con la Marine Strategy Framework Directive))
  • la protezione dell’ambiente tramite l’individuazione precoce dell’impatto e delle opportunità per un uso polivalente dello spazio

 

Il Progetto ISSPA mira a realizzare la pianificazione dello spazio marittimo, come previsto dalla Direttiva n. 2014/89/UE, per promuovere lo sviluppo sostenibile delle economie marittime nell’ambito dell’Economia Blu.

Per questo scopo tutti i maggiori Enti Pubblici di Ricerca e Università della Campania, sotto il coordinamento della SZN, hanno messo a disposizione le proprie conoscenze sull’ambiente marino e costiero per produrre una visione sintetica sui vincoli d’uso, il funzionamento degli ecosistemi, le concessioni d’uso turistiche e militari, le rotte di navigazione, l’idoneità ad attività antropiche in base alle caratteristiche ecologiche, la salubrità delle risorse naturali e dell’ambiente per attività di maricoltura.

I portatori di interesse coinvolti nel processo di pianificazione territoriale nelle aree marine sono le

Amministrazioni centrali, le Regioni e gli enti locali, gli enti preposti alle attività di monitoraggio e

controllo, i rappresentanti dei settori economici marittimi, la comunità scientifica, altre società di beni e servizi e le Organizzazioni Non Governative e le Parti Sociali.

 

Carta Vocazionale dell’Acquacoltura (AZA)

 

L’assegnazione di zone marine per l’acquacoltura (AZA) trova applicazione nel contesto della pianificazione spaziale delle acque marine.

Una “zona assegnata per l’acquacoltura” è un’area identificata dall’autorità competente attraverso un processo di pianificazione strategica, consultazione e analisi spaziale (zonazione), effettuato a livello locale, regionale o nazionale, in cui vengono soddisfatti i criteri amministrativi, ambientali e socioeconomici che definiscono l’idoneità di tale area allo sviluppo dell’acquacoltura (Allocated Zone for Aquaculture, AZA).

Le AZA sono dichiarate dall’autorità competente come “aree prioritariamente assegnate per l’acquacoltura”, cioè aree nelle quali non vi sono interferenze con altri utilizzatori e dove le condizioni ambientali sono tali da garantire la sostenibilità delle produzioni e la minimizzazione gli impatti ambientali.

 

Il processo per istituire le AZA prevede quattro fasi (Fig.1):

 

Fase I. Analisi iniziale: sono mappati i vincoli e gli attuali usi e identificate le aree marine libere potenzialmente idonee per lo sviluppo di attività d’ acquacoltura.

Fase II. Processo di consultazione: sono attivati gli strumenti per la consultazione di soggetti pubblici

e per assicurare la partecipazione dei portatori d’interesse nel processo di zonazione e assegnazione

di aree marine.

Fase III. Zonazione: analisi spaziale di aree marine costiere e offshore finalizzata alla produzione di

mappe di idoneità di zone marine per lo sviluppo dell’acquacoltura. Il numero di zone marine e l’estensione dipendono dagli obiettivi di sviluppo regionali e locali, dall’accettabilità delle comunità locali e dalle richieste dei portatori di interesse e del pubblico.

Fase IV. Istituzione e pubblicazione delle AZA: la Regione delibera l’istituzione di zone marine assegnate prioritariamente all’acquacoltura (AZA), integrate nei Piani di gestione dello spazio marittimo.

 

Fig.1 – Processo analitico per l’identificazione delle AZA (fonte dati ISPRA)

Le attività d’acquacoltura hanno interazioni spaziali e ambientali con altri usi e attività economiche del mare e possono generare esternalità negative o positive in modo diretto o indiretto.

Le interazioni possono essere:

  • Non compatibili: per presenza di vincoli amministrativi (es. ordinanze, divieti di ormeggio, vincoli archeologici, etc.), vincoli ambientali (es. aree marine protette, praterie di fanerogame, habitat sensibili, siti inquinati, caratteristiche trofiche, etc.) e/o usi riservati (es. poligoni di tiro, rotte, zone portuali, etc.).
  • Potenzialmente compatibili: per presenza di usi prioritari preesistenti (es. turistico-ricreativo, pesca professionale) e/o aree di interessa naturalistico e paesaggistico che possono coesistere con l’acquacoltura (Fig.2).

Sistemi di allevamento a basso impatto ambientale come la molluschicoltura possono essere ospitati anche in aree naturali protette come i Siti Natura 2000.

  • Compatibili: per assenza di vincoli e altri usi. Le caratteristiche ambientali e gli usi del mare che già insistono nell’area sono compatibili con le attività di acquacoltura e possono coesistere e generare esternalità positive e benefici ambientali.

Fig.2 – Vincoli ambientali potenzialmente compatibili con l’acquacoltura (fonte dati ISPRA)

 

Geoportale del Mare della Regione Campania

La pianificazione dello spazio marittimo è attuata attraverso l’elaborazione di piani di gestione, che individuano la distribuzione spaziale e temporale delle pertinenti attività e dei pertinenti usi delle acque marine, presenti e futuri (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 1° dicembre 2017). Questo richiede informazioni georeferenziate sull’uso della costa e del mare, sulle variabili ambientali, sulla distribuzione di habitat e specie e sulle attività umane.

A supporto del quadro conoscitivo è fondamentale sviluppare database spaziali e piattaforme GIS necessari per l’archiviazione, l’elaborazione e la restituzione cartografica dei dati e dei metadati correlati ad essi. Tramite questi strumenti è possibile identificare gap conoscitivi, analizzare le emergenze ambientali, le pressioni antropiche e le connessioni ecologiche e socio-economiche del territorio campano.

Gli scopi ed i vantaggi della pianificazione dello spazio marino e marittimo sono molteplici: limitare i conflitti tra i vari settori e creare sinergie tra le attività, incoraggiare gli investimenti con norme più chiare, incrementare la cooperazione transfrontaliera tra i paesi dell’UE per sviluppare reti energetiche, rotte di navigazione, condotte, cavi sottomarini e altre attività, ma anche per sviluppare reti di aree protette, proteggere l’ambiente individuando precocemente gli impatti e le opportunità per un uso consapevole dello spazio.

Il Geoportale del Mare della Regione Campania –  https://geoportal.bioinfo.szn.it/  – è realizzato per l’integrazione di tutti i dati georeferenziati prodotti nell’ambito del progetto FEAMP Campania con la finalità di renderli disponibili a tutti i soggetti partecipanti al progetto. Si propone come strumento di supporto per la realizzazione della Carta Vocazionale  e per la definizione di piani di gestione dello spazio marittimo.

Semplicemente cliccando su un punto della mappa, l’operatore può visualizzare le informazioni associate all’elemento selezionato.

 

Fig.3 – Aree adibite all’acquacoltura FEAMP (fonte Geoportale del Mare Regione Campania)

La ricerca dei dati di interesse e delle relative cartografie è facilitata dalla suddivisione per tematiche dei risultati inseriti:

Protezione e conservazione: aree vietate alla pesca a strascico, qualità delle acque di balneazione, aree archeologiche, percorsi turistici, AMP (Fig.3-4), siti Natura 2000, mappa delle fanerogame, mappe degli habitat nelle AMP, monitoraggio E.coli ed Enterococchi;

Gestione delle risorse e dello spazio: aree vietate alla pesca a strascico, aree pesca pelagici, zone marittime, sito gestito/regolamentato, flotta di pesca campana, attività commerciale e industriale, sforzo di pesca;

Servizi e utilità: opere antropiche lineari o puntuali, elementi rete idrica, elementi rete di trasporto, concessioni demaniali marittime, elementi elettrodotto;

Geografia: piattoforma continentale, pozzi, profilo sismico, linea e tipologia di costa, forme geologiche e geomorfologiche, elementi idrologici, morfologia del fondo, caratteristiche trofiche, temperatura, salinità, topografia;

Prodotti di progetto: per esempio acquacoltura, area potenzialmente idonea, area FEAMP (Fig.3), parametri fisici campagne oceanografiche, correntometria, dati su fito- e zooplancton ecc.

 

 Fig. 3 – Aree Marine Protette presenti nell’area FEAMP (fonte Geoportale del Mare della Regione Campania)

Fig. 4 – Ingrandimento delle Aree Marine Protette presenti nel Golfo di Napoli

Fig.5 – Aree adibite all’acquacoltura nell’area FEAMP (fonte Geoportale del Mare della Regione Campania)

 

[1] Ehler, C. and Douvere, F. (2009) Marine spatial planning: a step-by-step approach. Paris, France, Unesco, 99pp. (IOC Manuals and Guides 53), ( ICAM Dossier 6).