Le Aree Marine Protette “sono costituite da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche, con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono“.

Le Aree Marine Protette istituite in Campania (Fig. 1 -2) sono sei e sono caratterizzate da particolare pregio ambientale, storico e paesaggistico:

Parco Sommerso di Baia  www.parcosommersobaia.beniculturali.it

Parco Sommerso di Gaiola www.areamarinaprotettagaiola.it

Regno di Nettuno www.nettunoamp.it

Punta Campanella www.puntacampanella.org

Santa Maria di Castellabate www.cilentoediano.it/it/santa-maria-castellabate-0

Costa degli Infreschi e della Masseta www.cilentoediano.it/it/costa-infreschi

 


Fig. 1 – Aree Marine Protette Regione Campania, Area FEAMP (Fonte: Geoportale del Mare)

Fig. 2 – AMP Regione Campania (Fonte: Geoportale del Mare)

Il Parco Sommerso di Baia (http://www.parcosommersobaia.beniculturali.it/video-aereo-baia-sommersa) è una realtà archeologica di eccezionale valore che il fenomeno del bradisismo ha confinato sul fondo marino; il mare in questo territorio si fonde con l’archeologia così che sotto un sottile strato di sabbia si possono scoprire mosaici  antichi (Fig. 3) e dove la flora e la fauna animano resti di muri e statue.

Il mare i questo territorio ha coperto una larga fascia di costa antica che bisogna immaginare in continuità con le strutture a terra che costituiscono il Parco Archeologico delle Terme.

Fig. 3 – Parco Sommerso di Baia, mosaico ©Pasquale Vassallo

L’Area Marina Protetta Parco Sommerso di Gaiola (Fig. 4) prende il nome dai due isolotti che sorgono a pochi metri di distanza dalla costa di Posillipo, nel settore nord occidentale del Golfo di Napoli (https://www.youtube.com/watch?v=o0i6BiT0jEM). Con una superficie di appena 41,6 ettari, si estende dal Borgo di Marechiaro alla Baia di Trentaremi racchiudendo verso il largo parte del grande banco roccioso della Cavallara.

Il Parco deve la sua particolarità alla fusione di aspetti vulcanologici, biologici e storico-archeologici, inseriti nella cornice di un paesaggio costiero tra i più suggestivi del Golfo.

Fig.4 – Parco Sommerso di Gaiola ©Guido Villani

L’Area Marina Protetta Regno di Nettuno (Fig. 5) persegue la tutela e la valorizzazione del mare che circonda le isole di Ischia Procida e Vivara, nel Golfo di Napoli.
Con i suoi 11.256 ettari di superficie risulta la più estesa AMP della Campania. La sua estensione piuttosto imponente è dovuta anche alla presenza di un prolungamento verso nord, di due miglia di larghezza e otto di lunghezza, che corrisponde al “Canyon di Cuma” e che rende il Regno di Nettuno un’area unica nel Mediterraneo.
Tale prolungamento estende la protezione dell’AMP all’incredibile ricchezza in cetacei (delfini, balene, capodogli) di questo tratto di mare racchiuso nella zona D dell’AMP “di tutela dei mammiferi marini” che è l’unica italiana, essendo il Santuario Pelagos italo-francese ed Area marina protetta di Interesse Internazionale.

Fig. 5 – AMP Regno di Nettuno ©Pasquale Vassallo

 

 

 

L’Area Marina Protetta Punta Campanella (Fig. 6) è stata individuata come Area specialmente Protetta di Importanza Mediterranea (ASPIM) e inserita nella Lista del Centro di Attività Regionale per le Aree Specialmente Protette (CAR/ASP) dell’UN Environment Programme (UNEP).

Le sue acque sono caratterizzate da una grande biodiversità e contengono elementi floro-faunistici provenienti da tutti gli stock biogeografici del Mediterraneo.

La Penisola Sorrentina e la sua propaggine occidentale, la Punta della Campanella, si inseriscono in un quadro estremamente complesso, caratterizzato dai territori e dalle linee di costa adiacenti, dove la presenza dell’uomo, con punte di densità di abitanti che non hanno eguali in Europa, porta ad un continuo impatto sull’ambiente, e soprattutto sulla risorsa mare.
Nonostante ciò la penisola presenta solo modesti insediamenti urbani e industriali, e ha mantenuto per lo più preservato il suo ambiente, con un alternarsi di uliveti e agrumeti che pian piano degradano a mare.

Fig. 6 – AMP Punta Campanella

L’Area Marina Protetta di Santa Maria di Castellabate (Fig. 7) è caratterizzata da un territorio molto importante per ricchezza floristica e faunistica: sono presenti specie animali e vegetali uniche al mondo e perciò soggette a particolari forme di tutela. Nei fondali marini si incontrano il coralligeno ed estese praterie di Posidonia Oceanica, nel cui interno si proteggono e si cibano numerose specie di pesci e crostacei, alcune anche molto rare come quella del Pesce pappagallo mediterraneo e della Siriella Castellabatensis, ma anche madrepore, gorgonie, briozoi e spugne.

Caratteristica degli ultimi anni è stata la scelta ricorrente di queste spiagge come siti di nidificazione della tartaruga Caretta Caretta.

Fig. 7 – AMP Santa Maria di Castellabate

L’Area Marina Protetta Costa degli Infreschi e della Masseta parte dalla costa che va dalla Torre dello Zancale, di Marina di Camerota, a Scario nel Golfo di Policastro: 13,808 km di costa in cui si concentrano insenature, grotte, spiaggette, rade, sorgenti d’acqua sottomarine.

La costa è caratterizzata da alte falesie calcaree interessate da intensi fenomeni di carsismo e, quindi, dalla presenza di molte grotte sottomarine come la Grotta Azzurra (Fig. 8), la Grotta del Noglio e la Grotta degli Infreschi. Particolarità di quest’area sono la roccia carbonatica che poggia su strati vulcanici più profondi e la presenza di numerose polle e risorgive marine di acqua dolce, alcune delle quali con una temperatura molto bassa (da cui il nome “infreschi”) ed altre a temperatura elevata, per gli effetti del vulcanesimo degli strati più profondi.

Fig. 8 – Grotta Azzurra, AMP Costa degli Infreschi e della Masseta

Le attività di progetto

 

In questo contesto, si inserisce con la Misura 1.40 il progetto ISSPA con l’obiettivo di proteggere e ripristinare la biodiversità del territorio supportando i piani di protezione e di gestione delle Aree Marine Protette e dei Siti Natura 2000 in Campania, mitigando la pressione delle attività di pesca su specie ed habitat protetti attraverso la messa a punto di linee guida e di sperimentazione di buone pratiche che consentano il raggiungimento di una pesca sostenibile migliorando al contempo il welfare dei pescatori.

Le varie attività di progetto intendono promuovere infatti la sostenibilità nello sfruttamento delle risorse biologiche marine e la protezione della biodiversità dei fondali delle AMP attraverso il raggiungimento di una governance virtuosa del settore pesca, in linea con la Politica Comune della Pesca e la normativa nazionale del settore. Ciò diviene contributo sostanziale al raggiungimento di una migliore gestione delle AMP campane e dei Siti Natura 2000 e della sostenibilità ecologica, economica e sociale della pesca regionale.

 

Descrivere l’attività di pesca locale e mappare i relativi usi del mare costituisce un aspetto essenziale per consolidare il quadro conoscitivo relativo al comparto pesca della regione Campania e fornire strati informativi spazialmente definiti a supporto delle misure di gestione nei siti protetti.

 

Come aree di studio sono state identificate le AMP Regno di Nettuno, Punta Campanella, Santa Maria di Castellabate e Costa degli Infreschi e della Masseta.

Scopo delle ricerche è stato la caratterizzazione spazio-temporale dell’attività di pesca professionale nei siti citati, inclusa la pesca ricreativa e quella illegale (IUUF) elaborando cartografie sulla distribuzione dello sforzo di pesca nei Siti Natura 2000 ed AMP.

Un esempio dei risultati delle ricerche sulla caratterizzazione della produzione ittica delle attività di pesca all’interno delle AMP è riportato in tabella 1.

 

AMP Regno di Nettuno – 2019
Catture (t) Ricavi (€) Prezzo medio (€/Kg)
Per specie o gruppo
Aragosta0,146,31433,47
Calamaro0,356,82719,11
Cernie0,193,08924,64
Gallinella0,517,34614,01
Mormore0,979,7517,83
Nasello8,6382,6719,61
Orate1,1827,60616,37
Pagelli2,1020,5039
Palamita1,297,0975,45
Polpo4,8147,1809,71
Ricciole0,638,80612,92
Sarago1,6033,16221,35
Seppia2,0822,93211,62
Sogliola0,9918,41417,34
Spigole0,9623,63725
Totano1,1612,8928,07
Triglia di scoglio1,5317,9429,84
Altro14,5690,5817,41
Totale 43,69446,749
Per principali sistemi di pesca
Reti da posta37,36345,778
Palangaro3,8977,011
Nasse2,4323,960
Totale43,69446,749

Tab. 1 – Principali caratteristiche della produzione della pesca professionale nell’AMP di Regno di Nettuno per specie e/o gruppo di specie ed attrezzo. Valori stimati per l’anno 2019 .

 

Attraverso le attività di ricerca sono stati esaminati lo stato dell’arte sul tasso di prelievo delle specie target, accidentali e protette e sono stati esplorati sistemi organizzativi innovativi per la pesca artigianale delle AMP campane per migliorare ed innovare l’intera filiera dal punto di vista gestionale, in particolare attraverso l’azione 1.5, dedicata a bilanciare il rapporto tra le componenti bottom-up e top-down della governance della pesca nelle AMP.

Per la gestione di questi aspetti è risultata di fondamentale importanza la partecipazione degli addetti del settore (Fig. 9-10) riconoscendo il loro ruolo essenziale nella trasmissione di conoscenze tradizionali e locali secondo un approccio di tipo partecipativo LEK (Local Ecological Knowledge).

L’attività di pesca all’interno delle AMP e dei Siti Natura 2000 è praticata infatti principalmente con piccole imbarcazioni a livello artigianale, secondo antiche tradizioni, con notevole eterogeneità di attrezzi utilizzati a seconda delle aree a diverso regime di tutela.

Da sottolineare è anche l’aspetto riguardante la commercializzazione del prodotto: in AMP come il Regno di Nettuno, più della metà dei pescatori autorizzati a pescare vende il prodotto direttamente al cliente finale mentre una parte più ridotta di essi cede il prodotto alle pescherie, dimostrando come la filiera all’interno dell’AMP sia molto breve e come permetta al consumatore di potersi rifornire del pescato fresco in maniera diretta.

Fig. 9 – Intervista ad un operatore della pesca sulle attività del settore

Fig. 10 – Recupero del tramaglio, Procida

Con la Misura 1.40 sono state predisposte linee guida per la gestione della pesca nei territori protetti di alcune specie demersali come il polpo (Octopus vulgaris) al fine di programmarne un prelievo sostenibile che tenga conto degli intervalli temporali di pesca più idonei per l’ottimizzazione delle capacità riproduttive della specie calibrandole con il naturale ciclo biologico ed identificando la tipologia di attrezzi più selettivi in relazione ai diversi periodi. Sono stati condotti studi (Fig. 11-12) per la valutazione dell’incidenza dello stress da pesca sulla fisiologia dell’animale utilizzando parametri comportamentali standardizzati, rispettando la regolamentazione sul benessere animale che coinvolge i cefalopodi ed assicurando comunque un pescato di alta qualità.

Fig. 11-12 – Misurazione di un esemplare di Octopus vulgaris a supporto dello sviluppo del piano di gestione della pesca del polpo

Le attività hanno previsto inoltre campagne di campionamento finalizzate a valutare la composizione delle comunità bentoniche (Fig. 12) associate ai fondi duri e a caratterizzare gli habitat e la struttura di popolazione di specie come i ricci di mare (Fig. 13) all’interno delle AMP e in siti di controllo non protetti al fine di investigare l’efficacia delle misure di protezione all’interno delle AMP e valutare il Buono Stato Ambientale in aree non protette.

Attraverso questi studi è stato possibile implementare cinque Geodatabase, uno per ogni area marina protetta: AMP Regno di Nettuno e Siti di Importanza Comunitaria (SIC) Fondali Marini di Ischia, Procida e Vivara; Parchi Sommersi di Baia e Gaiola e SIC Fondali Marini di Gaiola e Nisida; AMP di Punta Campanella e Zona Speciale di Conservazione (ZSC) Fondali Marini di Punta Campanella e Capri; AMP Santa Maria di Castellabate e ZSC Parco marino di Santa Maria di Castellabate; AMP Costa degli Infreschi e della Masseta e ZSC Parco marino di Punta degli Infreschi.

Fig. 12 – Misura 1.40 Campagne di campionamento, Licosa

Fig. 13 – Misura 1.40 Analisi della struttura delle popolazioni di ricci di mare, Licosa